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Il pellegrinaggio di Gardiner attraverso le cantate di Bach

John Eliot Gardiner ha compiuto 80 anni il 20 aprile 2023. Riconosciuto unanimemente come uno dei più grandi interpreti del Barocco del nostro tempo, il direttore d’orchestra britannico ha offerto anche eccellenti interpretazioni della musica francese e del repertorio romantico. Nel 2015, Einaudi pubblica il libro “La musica nel castello del cielo”, in cui Gardiner torna al suo maestro di sempre: Johann Sebastian Bach. Un’analisi di un’opera erudita e sensibile.

Il pellegrinaggio del Nuovo Secolo

Il libro rappresenta il culmine del pensiero del direttore inglese, ma è preceduto dal suo cammino di Santiago di Compostela, sotto forma di un viaggio internazionale lungo il quale Gardiner e i suoi musicisti hanno eseguito le 198 cantate rimaste di Bach nel corso di 59 concerti in 50 città e 12 Paesi europei, con New York come punto d’arrivo. Per Gardiner si trattava di celebrare allo stesso tempo il 250° della morte del Kantor e l’avvento del terzo millennio. Ma un’avventura simile ha un prezzo: 15 milioni di euro e numerose collaborazioni, alcune delle quali non hanno resistito alla prova, come quella con l’etichetta Deutsche Grammophon, che ha abbandonato l’avventura in corso d’opera. Gardiner e sua moglie hanno allora creato una nuova etichetta, Soli Deo Gloria, per poter portare a termine la vasta impresa.

Lungo il calendario liturgico

Fin dall’inizio era inteso che tutti i concerti sarebbero stati registrati per essere poi pubblicati. Questa folle impresa ha richiesto 282 musicisti e tre formazioni corali e strumentali distinte, per poter eseguire l’insieme delle cantate nel corso dell’anno 2000; ciascuna delle cantate era infatti programmata secondo il calendario liturgico per cui era stata composta. Un’esperienza unica sia per i musicisti che per il pubblico venuto a partecipare ad un concerto e condividere un viaggio spirituale attraverso l’emozione suscitata dalla musica di Bach, per cristiani e non.

Una geografia storica

La scelta dei luoghi evidentemente non è stata frutto del caso. È stata inizialmente guidata da un ritorno sulle tracce di Bach attraverso la Turingia e la Sassonia. L’architettura e la grandezza delle chiese hanno influito sui tempi e sulle articolazioni. Infine, si è dovuto tener conto dei tempi di viaggio e di prove, della fatica dei musicisti e dell’alea climatico di un anno intero. Musicalmente è stato necessario procedere ad alcuni compromessi, perché si trattava di suonare in un anno opere composte da Bach in un periodo di quarant’anni, con le disparità di stile, di effettivi e di diapason che possiamo facilmente immaginare. È così che per l’insieme dei concerti è stato adottato un diapason unico di 415.

Una nuova edizione

È il musicologo austriaco Reinhold Kubik, autore peraltro dell’edizione critica dell’opera integrale di Mahler, che è stato scelto da Gardiner per produrre una nuova edizione dell’insieme delle cantate sulla base delle fonti più recenti. Ma restavano numerosi problemi da risolvere, come il tipo di voci voluto da Bach, certe scelte pratiche riguardanti la strumentazione o la realizzazione del basso continuo. Come ha precisato John Eliot Gardiner, “come per scalare una montagna o attraversare gli oceani ci si prepara in maniera meticolosa calcolando l’itinerario e dotandosi di un equipaggiamento in perfetto ordine, ma alla fine si devono poter fronteggiare tutti gli elementi, umani e fisici, che possono intervenire ad ostacolare il progetto in ogni momento”.

Nemici della routine e della pigrizia intellettuale, John Eliot Gardiner e sua moglie, strettamente associata nell’avventura, non sono voluti ricorrere ai tipici cliché raffigurati sulle copertine del disco con riproduzioni di quadri antichi, di ipotetici ritratti del Kantor, addirittura di strumenti o manoscritti. Hanno quindi fatto ricorso al grande fotografo americano Steve McCurry, dell’agenzia Magnum, che ha coperto numerose zone di conflitto nel mondo intero e che è un ritrattista straordinario.

Per John Eliot Gardiner, i visi fotografati sono in totale armonia con l’umanità delle cantate: “Mi piace in particolare il ritratto di quel capo afgano scattato nel 1988; non è occidentale, eppure si direbbe un profeta dell’Antico Testamento sotto il pennello di un Caravaggio o di un Rembrandt”. Questa magnifica galleria di ritratti che orna le copertine della collezione fa pensare immediatamente all’inizio del Flauto magico di Mozart filmato da Ingmar Bergman, che alternava sguardi umani di tutti i Paesi al ritmo dell’ouverture.

Le registrazioni Soli Deo Gloria

La maggioranza dei concerti è stata registrata in diretta durante il pellegrinaggio dall’etichetta Soli Deo Gloria, nel corso del 2000, dal primo concerto alla Herderkirche di Weimar il giorno di Natale del 1999 all’ultimo incontro alla chiesa di Saint Bartholomew di New York il 31 dicembre del 2000. Quel che è straordinario di quest’edizione completa è che la disparità dei luoghi (e quindi delle prese del suono) così come delle circostanze non nuoce assolutamente alla coerenza dell’insieme, poiché John Eliot Gardiner resta sempre padrone della situazione e le sue interpretazioni sono tutte piene di una gioia e di un fervore che sa trasmettere ai suoi cantanti e ai suoi musicisti.

Altro fascino di quest’integrale del Bach Cantata Pilgrimage sono la varietà e l’eccezionale qualità dei solisti. Sono stati scelti in base alla loro disponibilità, ma soprattutto per la riconosciuta personalità, la capacità di cantare Bach e il fatto di aver già lavorato con Gardiner e il suo ensemble, che si trattasse (fra gli altri) di Magdalena Kožená, Sara Mingardo o Bernarda Fink, di Paul Agnew o James Gilchrist, Nathalie Stutzman, Mark Padmore, Peter Harvey o Dietrich Henschel.

È stata fatta l’audizione ad altri solisti, in particolare alcuni membri del Monteverdi Choir, per i quali è stata un’esperienza eccezionale. È stata inoltre spesso notata, nell’integrale, la qualità dell’impostazione strumentale di Gardiner con strumenti solisti, flauto traverso, oboe, oboe d’amore, tromba, che dialogano in uno spirito insieme solistico ed umanistico con i cantanti, come se la scrittura stessa di Bach fosse priva di gerarchia ed intercambiabile, in un identico rapporto col divino. Il progetto, che segna l’avvento del XXI secolo, farà storia, e le incisioni dei solisti, degli English Baroque Soloists e del Monteverdi Choir sotto la direzione di Gardiner si collocano alle vette di una discografia pur molto ricca.

L’avventura continua

Questo progetto folle non è rimasto isolato; il Monteverdi Choir e il suo direttore hanno intrapreso da allora altri progetti di calibro, in particolare, nel 2018, una tournée che includeva delle cantate selezionate con cura e presentate, anche in quel caso, secondo il calendario liturgico nelle principali chiese e sale da concerto d’Europa. Nel 2019 John Eliot Gardiner ha esportato la musica vocale e strumentale di Bach fino in Colombia, al Festival di Cartagena de Indias: un altro modo per dimostrare l’universalità di Bach, perché Gardiner non si ferma alle cantate, come testimonia la sua abbondante discografia. Ha inoltre inciso le opere strumentali di Bach, le cantate profane, la Messa in si minore e le Passioni Secondo Giovanni e Secondo Matteo.