Qual è il posto di Franco Alfano nella storia della musica italiana?
Per la maggior parte degli amanti della musica, Franco Alfano (1875-1954) è l’uomo che ha completato la Turandot di Puccini... e basta! Dopo la morte del Maestro nel 1924, Alfano completò le ultime due scene dell’opera. Ma la sua versione fu massacrata da Toscanini, che applicò dei tagli insensati. Solo recentemente abbiamo potuto ascoltare la versione originale e completa, grazie a un grande direttore d’orchestra come Antonio Pappano. Si comincia così a comprendere il valore e la qualità dell’opera di Alfano, che ha lasciato in eredità un notevole catalogo di musica orchestrale e da camera. La Suite romantica e il Divertimento mettono in luce un compositore di talento, perfettamente consapevole di ciò che accadeva nel mondo della musica in quel periodo, sia in Italia che all’estero. Fu influenzato da artisti diversi come Debussy, Stravinsky, Ravel ed Enesco. In breve, era l’opposto di un reazionario o di un epigono.
Quindi riabilitare questo compositore era diventata una necessità imperativa?
Esattamente! Ma c’è un’altra ragione per cui ho voluto pubblicare questo disco. Si pensa che la vita musicale italiana all’inizio del Novecento sia stata schiava dell’opera, come se tutti i compositori delle generazioni successive a Verdi avessero fatto della voce e del melodramma l’unico obiettivo della loro produzione. Niente di più sbagliato! Il loro interesse per il teatro musicale si fondeva molto spesso con la composizione di musica sinfonica, musica da camera, concerti per solisti e orchestra, musica sacra... Ecco perché ho pensato che sarebbe stato interessante pubblicare un album di Alfano senza che contenesse una sola nota di un’opera.
Lei pubblica regolarmente dischi che mettono in risalto l’eredità della musica da film italiana. Vede dei legami tra il linguaggio di Alfano e le colonne sonore?
Si parla sempre più di spazializzazione della musica, attraverso tecniche come il Dolby Atmos o il 360° Reality Audio. La musica per film è un laboratorio ideale per questo tipo di progresso tecnico (si vedano le musiche di Dune di Denis Villeneuve, per esempio). Alfano, che era un orchestratore formidabile, è riuscito senza alcun mezzo tecnologico a inventare un’acustica diversa allontanando o avvicinando gli strumenti, permettendo all’ascoltatore di immedesimarsi nella musica tanto da sentirsi teletrasportare in tutta Italia: in una valle, un chiostro, una spiaggia, i vicoli di Napoli... In Suite Romantica, se si chiudono gli occhi, è facile visualizzare il “film” immaginato da Alfano, che racconta il viaggio di una coppia di innamorati attraverso l’Italia.
Come ha affrontato la realizzazione dell’album?
Tutti i brani di questo disco sono registrazioni in prima mondiale, e questa è sempre una sfida. Bisogna chiedersi: le partiture e il materiale orchestrale esistono ancora? Gli editori sono ancora in attività? I tempi segnati sulle partiture rendono giustizia alle opere? Tutti i brani possono essere inseriti in un CD? Per Nenia, il fisarmonicista Davide Vendramin è riuscito a recuperare il manoscritto originale di Alfano. Per Amour... amour, che era inedito, l’editore Ricordi ha stampato nuovo materiale derivato dalla partitura trovata in fondo a degli scaffali di una biblioteca di Milano. Mi fermo qui, ma l’intera operazione ha richiesto due anni di lavoro!
È soddisfatto del risultato? E ha altri progetti con Naxos?
La gioia più grande per un direttore d’orchestra che scopre un pezzo per la prima volta è quando sente i suoi musicisti dire: “Ma perché questa musica non è mai stata suonata prima?” Con Naxos, il nostro obiettivo è quello di continuare a presentare la ricchezza della musica italiana del Novecento, senza essere influenzati dalle mode o dal politicamente corretto. L’unico criterio è la qualità musicale. Compositori come Rieti, Pizzetti, Salviucci, Zandonai e Pick-Mangiagalli troveranno tutti posto in questo progetto.