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Johnny Cash, una perla preziosa tra gli archivi

Poco prima della collaborazione con Rick Rubin, che rilanciò la sua carriera, nel 1993 Johnny Cash registrò un album poi accantonato, pubblicato trent’anni dopo dal figlio.

Un po’ meno di Elvis, ma certamente più di altri pionieri del rock, la leggenda di Johnny Cash continua a vivere anche dopo la sua morte. Da quel fatidico 12 settembre 2003, che pose fine a quasi 50 anni di carriera, sono stati comunque pubblicati molti album di Johnny Cash. Naturalmente si tratta per lo più di riedizioni, compilation e cofanetti, ma anche registrazioni realmente inedite, più o meno revisionate per permettere loro di sfuggire al destino del fondo di un cassetto.

Ce ne sono di molto buone, alcune addirittura indispensabili, come il cofanetto Unearthed della fine del 2003, Personal File nel 2006 o gli ultimi due volumi della serie American Recordings fino al 2010. Altre meno riuscite, come la rielaborazione sinfonica delle sue canzoni in Johnny Cash and The Royal Philharmonic Orchestra del 2020. Altre sono quasi delle curiosità riservate ai fan: più o meno interessanti come il live Bear’s Sonic Journals del 1968, o da dimenticare come l’album inedito Out Among the Stars (dei primi anni ‘80, non il periodo migliore di Johnny Cash).

Proprio quando sembrava che la fonte stesse iniziando a esaurirsi, ecco Songwriter, un nuovo album postumo che appartiene alla categoria degli ibridi. Le registrazioni originali risalgono ai primi anni ‘90. All’epoca, Johnny Cash non era ancora tornato di moda. Non aveva più un contratto con una casa discografica, ma continuava a scrivere canzoni e a registrare demo nel suo studio alla periferia di Nashville. Il ritorno in auge non tardò ad arrivare, grazie al produttore Rick Rubin, che nel 1993 gli fece registrare l’album American Recordings. Un album composto in gran parte da cover, dallo stile unplugged, al passo con i tempi e al contempo intramontabile, che proiettò “The Man in Black” allo status di icona vivente della generazione grunge.

Dalla morte di Johnny Cash, il figlio John Carter Cash ha gestito l’eredità, gli archivi e gli affari del padre. Ha portato alla luce i nastri di Songwriter e in seguito ha lavorato sulle tracce per mantenere solo la voce e la chitarra di Johnny Cash. Le canzoni sono state poi riorchestrate e prodotte con alcuni grandi nomi del panorama musicale (il talentuoso chitarrista Marty Stuart, la star del country Vince Gill e l’onnipresente Dan Auerbach dei Black Keys, tra gli altri). Ma ciò che si sente di più in questo album è la voce di Johnny Cash del ‘93, un po’ fredda, un po’ tremolante, un po’ invecchiata, ma ancora infuocata. Ed è questo che rende Songwriter un prequel perfetto della serie American Recordings.