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La mutazione dei Fontaines D.C.

La band irlandese mette a segno un quarto album pieno di romanticismo crepuscolare.

Fontaines D.C. 2024

Con il suo post-punk letterario intriso di cultura irlandese, i riff ispirati alla Gilla Band, le melodie tese e l’accento del cantante, i Fontaines D.C. si sono rapidamente affermati come una band crank-wave quasi spirituale. La poesia è ciò che ha fatto incontrare Carlos O’Connell e Conor Curley (entrambi chitarristi), Tom Coll (batteria), Conor Deegan (basso) e Grian Chatten (voce) al British and Irish Music Institute di Dublino, prima che raggiungessero un successo improvviso. I cinque pubblicavano già poesie ispirate agli americani Kerouac e Ginsberg e agli irlandesi Kavanagh, Joyce e Yeats. Oggi 28enne, Grian Chatten, che l’anno scorso ha pubblicato un album da solista, Chaos for the Fly, ammette che vorrebbe pubblicare presto la sua prima opera.

Abbiamo sempre avuto questo senso di idealismo e romanticismo”, spiega Conor Deegan. “Ogni album si allontana dalla visione che abbiamo come irlandesi, che in Dogrel è piuttosto frontale. Il secondo album (A Hero’s Death) parla di questo distacco e il terzo (Skinty Fia) della crisi d’identità della diaspora irlandese. Ora stiamo cercando di capire dove sta il romanticismo e cosa è romantico.”

Questo nuovo lavoro parla di una gita romantica ai tempi dell’apocalisse. “Mi affascina: innamorarsi alla fine del mondo”, ammette Grian Chatten. “L’album parla di proteggere quella piccola fiamma. Più l’Armageddon incombe, più diventa preziosa”. In questi 11 brani dall’essenza cinematografica (fanno pensare a Blade Runner di Ridley Scott, mentre evocano Sunset Boulevard di Billy Wilder), ci muoviamo tra riverberi shoegaziani (Sundowner), rap nervoso e cantato (Starbuster), distorsioni rock molto anni 2000 alla Placebo (Here’s the Thing) o addirittura pop sperimentale disteso alla Shygirl (Romance). Naturalmente, il post-punk degli album precedenti è ancora presente (Desire, Death Kink).

In occasione di questa trasformazione, la band irlandese si è accasata sotto la XL Recordings e ha detto addio alla Partisan. Si sono anche immersi in lunghe sessioni di registrazione a nord di Londra e in un castello vicino a Parigi, dormendo tra i loro strumenti. “Non c’erano intervalli tra la scrittura e la registrazione”, racconta Conor Curley. “La band ha quasi avuto un aneurisma - e ne aveva bisogno. Romance ha la vera follia di una sessione notturna”. La band ha anche scelto di lavorare con l’apprezzato produttore James Ford (Arctic Monkeys, Depeche Mode), un maestro delle texture, anziché con Dan Carey (Squid, Geese) che li aveva accompagnati fino ad allora. Tutte scelte che hanno dato i loro frutti.